Il Cenacolo Vinciano è una delle opere d’arte più affascinanti e celebri della storia dell’arte. Anche dal punto di vista del restauro, inoltre, il Cenacolo è forse l’opera artistica che ha subito più restauri in assoluto.
In questo articolo cercheremo di capire perché l’opera è così delicata e vediamo i restauri che sono stati fatti.
Noi di Restauro24 siamo un’associazione di restauratori e di tecnici del restauro. Qualora foste interessati al servizio di manutenzione, restauro di opere d’arte oppure di semplici informazioni, potete contattarci all’interno di questo sito.
L’affresco a secco
Leonardo da Vinci iniziò a dipingere l’Ultima Cena nel 1494. L’incarico gli era stato affidato direttamente da Lodovico il Moro, Duca di Milano. Il dipinto parietale doveva adornare il refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie (Milano).
È un dipinto di grandi dimensioni (4,6 x 8,8 metri), il più grande realizzato da Leonardo in tutta la sua carriera, realizzata con la tecnica dell’affresco a secco.
Normalmente negli affreschi i pittori dipingono sull’intonaco bagnato, il colore viene assorbito direttamente dall’intonaco penetrando in profondità con un effetto più duraturo. Leonardo, invece, dipinse su uno strato di intonaco bianco secco. I colori in questo modo non sono stati assorbiti dal muro, ma si sono fermati a uno strato più superficiale. In questo modo è molto più facile che si stacchino e siano molto più vulnerabili agli agenti esterni.
Perché Leonardo ha deciso di adottare questa tecnica?
Si pensa che il motivo sia dovuto al modo di dipingere del Maestro. Leonardo, infatti, tendeva a impiegare molto tempo per dipingere i suoi quadri. Spesso interrompeva il lavoro per mesi per poi riprendere e modificarne alcuni dettagli.
La tecnica dell’affresco prevede che il pittore lavori più velocemente. Deve dipingere l’intonaco umido prima che si asciughi. Proprio per questo motivo sembra che Leonardo optò per la tecnica dell’affresco a secco: era più congeniale con il suo modus operandi.
Un’opera delicata
Come detto l’affresco a secco è una tecnica che presenta dei problemi rilevanti: è molto delicato ed esposto agli agenti esterni. Già Leonardo stesso osservò i primi segni di decadimento: una crepa, infatti, si formò già al termine dei lavori.
Gli agenti esterni e l’umidità nel corso degli anni accelerarono la distruzione dell’opera. Interi pezzi di affresco si staccarono e, in aggiunta, la polvere e il fumo delle candele iniziò a depositarsi sull’affresco, alterandone i colori.
A questo si aggiunsero anche gli interventi edilizi. Sotto l’affresco c’era una piccola porta che metteva in collegamento il refettorio con le cucine. Nel 1652 si decise di ampliarla creando un portone monumentale. Il portone era così alto che, per realizzarlo, demolirono una parte importante dell’affresco. Per esempio nell’affresco originale le gambe e i piedi di Cristo erano dipinti.
Le vibrazioni di martelli e scalpelli, inoltre, provocarono il distacco di intere porzioni dell’affresco, oltre che grandi quantità di polvere che si depositarono in tutta la sala (come sa bene chi ha fatto interventi edilizi in casa).

L’area evidenziata in rosso era in origine parte dell’affresco. Nel 1652 vennero eseguiti i lavori per creare il grande portone demolendo parte dell’opera di Leonardo da Vinci
Al fine di preservare l’opera si fecero due tipi di intervento:
- Si crearono copie dell’Ultima Cena (potete trovare qua una galleria)
- Si fecero moltissimi interventi di restauro.
I numerosi interventi di restauro del Cenacolo
Il primo intervento di restauro documentato è del 1725, ma è certo che furono eseguiti restauri anche in epoca precedente, nonostante non abbiamo la certezza di quanti fossero e di che portata.
I restauri del ‘700 furono più deleteri che benefici per l’opera per (almeno) due motivi:
- Vennero utilizzati materiali non consoni, per esempio vennero impiegati corrosivi per rimuovere lo sporco che si era depositato
- Intere parti dell’affresco vennero ridipinte
Purtroppo in quegli anni eravamo soltanto agli albori della disciplina del restauro e le tecniche non erano ancora primitive. Inoltre, il concetto di restauro era molto diverso da come lo intendiamo oggi (ne abbiamo parlato nell’articolo: La storia del restauro in pillole).
Altre opere di restauro del Cenacolo
Qualche anno dopo questi interventi di restauro, ci fu l’occupazione Napoleonica. Le truppe francesi si acquartierarono all’interno del convento e per un qualche anno utilizzarono il refettorio come stalla. Alcuni soldati francesi si svagarono lanciando sassi contro gli apostoli danneggiando gravemente il dipinto.
Ulteriori restauri vennero eseguiti nel corso dell’Ottocento e ben quattro restauri nel Novecento. Questi ultimi sono fittamente documentati, in quanto da fine Ottocento il concetto di restauro e conservazione delle opere d’arte si avviava ad essere quello che abbiamo oggi.
L’ultimo e più importante restauro è stato quello del 1977. È durato ben 21 anni, e l’opera è stata riaperta al pubblico solo nel 1999. Il restauro è stato eseguito dalla celebre restauratrice specializzata in affreschi rinascimentali Pinin Brambilla Barcilon (1925-2020). Il costi, invece, sono stati sostenuti in larga parte dalla Olivetti.


Se volete avere maggiori informazioni sulle operazioni di restauro, vi consiglio di leggere questo articolo sul portale dedicato a Giuseppe Basile.
Redazione, Restauro24