Se siete interessati della conservazione, uno dei termini più usati quando si parla di restauro è la parola “conservativo”. Ma che cosa si intende esattamente con i termini “restauro conservativo”?
Noi di Restauro24 siamo un’associazione di restauratori e di tecnici del restauro. Qualora foste interessati al servizio di manutenzione, restauro di opere d’arte oppure di semplici informazioni, potete contattarci all’interno di questo sito.
Restauro conservativo: definizione
Purtroppo non esiste un’unica definizione, perché le scuole di pensiero nel restauro sono diverse e soprattutto l’idea di restauro conservativo varia molto nei diversi settori del restauro.
In generale, però, possiamo dire che il restauro conservativo è un intervento di restauro che ha l’obiettivo di consolidare l’oggetto artistico per restituirne la leggibilità e rallentarne il degrado. L’idea di fondo del restauro conservativo è quella di restaurare l’esistente, senza ricostruire ciò che è stato perso.
Esempi di restauro conservativo
ESEMPIO 1: Affresco in cui si è staccato una parte di intonaco e si è perso (definitivamente) il 30% dell’opera.
Se dovessimo fare un restauro conservativo all’affresco, il restauratore si occuperà di mettere in sicurezza il 70% dell’affresco che è rimasto, curandosi che non ci siano nuovi distaccamenti e ripristinando i colori dell’epoca cercando di utilizzare gli stessi materiali. Tuttavia, il restauratore non andrà a “ridisegnare” il 30% dell’affresco che è stato distrutto. Come dicevamo nel restauro conservativo ci si deve occupare dell’esistente, di ciò che rimane.
ESEMPIO 2: Restauro di un castello in cui sono state demolite le vecchie stalle.
Dovessimo operare un restauro conservativo, l’azienda di restauro si occuperebbe di restaurare il castello. Consoliderebbe l’edificio anche andando a ricostruire parti del tetto che sono crollate. Tuttavia, non andrebbe a ricostruire edifici che sono stati demoliti decenni prima.
Restauro conservativo: un concetto variabile
Come dicevamo ci sono varie interpretazioni di restauro di conservazione. Proseguiamo con l’esempio precedente del castello da restaurare: poniamo che ci sia stato il crollo di un’ampia porzione di tetto del castello. È giusto ricostruirla?
Se applicassimo alla lettera il concetto di restauro conservativo no, il tetto crollato non è più un elemento esistente e non andrebbe ripristinato. Se, invece, dovessimo ragionare con un concetto di restauro conservativo più ampio e meno stringente, l’intervento per la ricostruzione del tetto sarebbe ammessa, purché il tetto venga ricostruito così com’era prima del crollo.
Diciamo che, a oggi, nel campo della pittura, scultura, archeologia si applica il concetto più stringente di restauro conservativo. Tendenzialmente, i restauratori si limitano a restaurare ciò che è rimasto sono molto restii a ricostruire parti perdute.
Nel campo del restauro di immobili, invece, si tende a ricostruire anche parti che sono state perdute. Questo soprattutto perché nella maggior parte dei casi è necessario ridare una funzionalità all’edificio.
3 Esempi di Castelli
Per dare un’idea di come il concetto di restauro possa variare considerevolmente, qui sotto abbiamo inserito tre esempi di restauro di tre castelli.
ESEMPIO 1: Restauro iper-conservativo. Il castello di Trezzo sull’Adda (Milano)
Il castello di Trezzo sull’Adda (provincia di Milano) era ridotto a uno stato di rudere e aveva perso ogni tipo di funzionalità: non era più utilizzato come castello-fortezza e non era stato riconvertito ad altri usi. Nei primi anni dell”800 venne utilizzato come cava per ricavarne i materiali edili di costruzione.
Nell’ultimo secolo, però, si decise di preservarlo e restaurarlo, ma purtroppo la maggior parte del castello era stato demolito. Si decise così di non ricostruire le parti mancanti, ma di mettere in sicurezza le parti delle mura rimanenti per evitare ulteriori crolli. Si è optato quindi per un restauro molto conservativo.

ESEMPIO 2: Restauro conservativo. Il castello di Caldes (Trento)
Il castello di Caldes (provincia di Trento) nacque come edificio difensivo e, come la maggior parte dei castelli, venne poi adibito ad abitazione nobiliare. Nel corso dei secoli la funzione abitativa divenne dominante e vennero smantellate parti delle costruzioni difensive, come il fossato con il ponte levatoio.
In seguito vennero costruite delle palazzine popolari sulle mura del castello, tanto che il castello di Caldes sembrava più un edificio residenziale, che un castello. Si decise di restaurare il castello in modo conservativo. Vennero demolite le palazzine che sovrastavano le mura, tuttavia non si procedette a ricostruire le strutture difensive che erano state demolite nei secoli precedenti.
Per avere un’idea degli interventi potete vedere questo breve video: Storia e restauro del castello di Caldes.

ESEMPIO 3: Ricostruzione e reintegrazione. Il castello di Buda (Ungheria)
Il celebre castello di Buda, nella città di Budapest, ha subito profondi interventi di ricostruzione. In una prima fase si procedette a restaurare le parti del castello che erano state pesantemente danneggiate nel corso delle Seconda Guerra Mondiale (restauro conservativo). In una seconda fase (ultimi 20 anni) sono state ricostruite anche delle parti del castello che erano state demolite secoli prima.

È sempre necessario fare un restauro conservativo?
Partiamo da una premessa importantissima. Il proprietario di un bene artistico, che sia un quadro o un castello, prima di fare qualsiasi tipo di intervento di restauro deve rivolgersi a un restauratore qualificato.
Soltanto una volta contattato un professionista del restauro, infatti, è necessario discutere sulla tipologia di restauro possibile: conservativo, oppure si può propendere per la reintegrazione di parti perdute. Il restauratore propone il progetto di restauro alla Soprintendenza locale. Se tutti i requisiti sono stati superati si procederà con l’operazione di restauro.
In linea generale, i restauri conservativi sono quasi sempre approvati senza riserve, mentre non è infrequente che possano esserci delle obiezioni quando vengono proposte delle modifiche al bene artistico, soprattutto quando potrebbero coinvolgere la reintegrazione di parti perdute.
In conclusione, non vorremmo far passare il messaggio che il restauro deve sempre essere conservativo e che sia necessario quindi evitare qualsiasi forma di integrazione o modifica. È necessario valutare caso per caso con il restauratore come procedere, soprattutto in un mondo come quello dei beni culturali, in cui abbiamo a che fare con beni unici con una storia tutta da raccontare.
Redazione – Restauro24