Immaginatevi due uomini, oppure due donne primitive. All’interno della loro caverna si rompe un vaso. Immaginiamoli mentre cercando di recuperarne la forma, l’utilità. Anni dopo, nel centro di Firenze, Lorenzo il Magnifico acquista un quadro dall’immenso valore. Anche lui lo fa cadere. Oltre alla presa da rivedere, lo consegna a un restauratore, un professionista della conservazione. Noi crediamo che ci sia sempre stata come figura professionale, ma qual è la storia del restauro?
Noi di Restauro24 siamo un’associazione di restauratori e di tecnici del restauro. Qualora foste interessati al servizio di manutenzione, restauro di opere d’arte oppure di semplici informazioni, potete contattarci all’interno di questo sito.
Il restauro e la sua storia nell’antichità
Come dicevamo nell’introduzione, sin dai tempi più antichi l’uomo ha dovuto confrontarsi con il problema del deperimento dei materiali. Sia per quanto riguarda gli strumenti della quotidianità, sia per gli oggetti che avevano finalità artistiche. Non ci sono dubbi, infatti, che civiltà molto sofisticate come l’Antico Egitto avessero già la concezione di restaurare oggetti artistici. Tuttavia, non ci sono pervenute informazioni a riguardo.
Le prime testimonianze scritte per la storia del restauro che abbiamo oggi arrivano dall’Antica Grecia e, poco dopo, dall’Antica Roma.
Tra le testimonianze troviamo:
- Scritti in cui artisti e autorità pubbliche espongono i materiali sono più duraturi nel tempo
- Documenti in cui sono spiegate le tecniche artistiche da utilizzare per avere un minore degrado
- Fascicoli pubblici in cui si prescrive che ogni anno si dovessero ridipingere le statue che perdevano il loro colore, etc
Due però sono i concetti di restauro dell’antichità che riteniamo più interessanti (e molto diversi rispetto a oggi):
- La creazione di copie
- L’abbellimento di opere passare
La creazione di copie
Al fine di evitare che le opere d’arte più belle potessero perdersi, i romani creavano delle copie degli oggetti artistici ritenuti meritevoli. Oggi sappiamo che molte statue romane in marmo, infatti, sono copie di statue greche in bronzo.
Il concetto di “originalità dell’opera” era diverso da come lo intendiamo oggi, dal momento che le copie avevano una dignità pari all’originale (anche se ci sono dibattiti aperti su questo tema).
L’abbellimento di opere passate
Spesso gli oggetti artistici venivano modificati nel corso del tempo. La finalità era di abbellirli e renderli in linea con il gusto artistico del momento. Questo è particolarmente evidente in campo architettonico: i romani, infatti, spesso demolivano strutture antiche per costruirne di nuove più grandi e sontuose. Non c’era, come oggi, l’idea di preservare oggetti antichi del passato.
Il Restauro nel Rinascimento

Nel corso del Medioevo e Rinascimento venne riconvertito in castello-fortezza urbana al servizio del papato.
Dopo l’Antica Roma è il turno del Medioevo. Un periodo molto lungo (mille anni) in cui l’idea di restauro variava molto da un’area all’altra del mondo. Tendenzialmente, però, rimase l’idea di modificare e riadattare le opere d’arte. Molti edifici di epoca classica vennero riconvertiti a nuovi usi civili e militari.
Solo nel Rinascimento iniziò a comparire in Italia l’idea che le opere d’arte del passato dovessero essere preservate. In quest’epoca, in particolare, cominciò a diffondersi l’idea di dover proteggere e recuperare gli oggetti e gli edifici di epoca romana che per secoli erano stati distrutti (per esempio le statue, utilizzate per ricavare materiali da costruzione).
Dal Rinascimento, infatti, cominciò a diffondersi un’idea di restauro più moderno: le opere artistiche dovevano essere preservate e non distrutte. La storia del restauro iniziava a modificarsi.
N.B. Attenzione: non distrutte, però l’idea preponderante era comunque di riutilizzarle e riadattarle per i gusti del momento.
In questo modo troviamo antichi capitelli romani inglobati in chiese cattoliche moderne. Edifici classici riadattati per nuove esigenze. L’idea di mantenere le opere d’arte così come erano state concepite dall’artista arriverà solo qualche secolo più tardi in un’epoca più recente.
Nasce la figura del restauratore professionista

L’esempio più celebre è la demolizione del Settizonio che sorgeva tra il Colossero e il Circo Massimo. L’imponente costruzione (era lungo quasi 100 metri) venne completamente demolita nel 1588 per ordine del papa Sisto V al fine di ricavarne materiali da costruzione.
Nel Settecento cominciarono a nascere delle botteghe specializzate nel restauro di dipinti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, i quadri erano affidati ad artisti per la riparazione-manutenzione, ai quali era (spesso) richiesto di ridipingere anche alcune parti del quadro.
Per esempio, venivano ridipinti gli abiti dei personaggi secondo lo stile di moda dall’epoca. Oppure si poteva decidere di cambiare il colore dello sfondo in modo che fosse più in linea con il colore della stanza che si voleva arredare. Non erano rari nemmeno i casi in cui alcune tele venissero ritagliate, rimpicciolite, o divise in più parti.
Insomma, da un lato stava nascendo la figura del restauratore, dall’altro il concetto di restauro era diverso rispetto a oggi.
Il Restauro Moderno

I restauratori sono intervenuti sulle parti esistenti, ma non hanno ripristinato le aree dell’affresco in cui l’intonaco si è staccato e perduto per sempre (foto)
A fine Ottocento comincia a diffondersi l’idea che il restauro dovesse limitarsi alla manutenzione dell’opera, senza alterarne l’originalità. In campo pittorico si iniziò a condannare le ridipinture. Anzi, alcuni restauratori iniziarono a cancellare le ridipinture dei secoli precedenti per riportare le opere così com’erano state create dall’artista. “Cioè, si sta ribaltando la situazione”.
C’è di più. Durante il nuovo si faceva strada l’idea che gli interventi di restauro non dovessero essere “mimetizzati”. Al contrario, qualsiasi intervento di restauro doveva essere ben visibile in modo che gli studiosi d’arte potessero facilmente distinguere le parti originali dalle parti restaurate.
Infine, si riteneva che gli interventi di restauro dovessero sempre essere retroattivi, in modo da poter rimuovere in qualsiasi momento qualsiasi aggiunta fatta dal restauratore.
A fronte di questa scuola di pensiero che si diffondeva sempre più, c’era anche un’altra scuola di pensiero in contrapposizione. Secondo quest’ultima il restauratore doveva riportare l’opera d’arte allo stato originale, “come nuova”. Tutte le parti danneggiate, quindi, andavano ricostruite e ridipinte utilizzando gli stessi materiali utilizzati dall’artista per rendere indistinguibile il restauro e far tornare l’opera “perfetta”.
Il Restauro Oggi
Ancora oggi il dibattito è aperto. In Italia la corrente di pensiero più diffusa è la prima. Ossia il restauro è inteso come un intervento di manutenzione e viene limitata al minimo qualsiasi attività di ricostruzione/integrazione. A testimoniare ciò, tutti gli interventi di restauro sono ben distinguibili.
In altre parti del mondo, invece, la linea della ricostruzione e ripristino va per la maggiore. I restauratori ripristinano le parti delle opere d’arte che sono state danneggiate. Si va dal ridipingere parti di tele danneggiate al ricostruire interi edifici demoliti secoli prima.
Conclusione
Il nostro viaggio all’interno della storia del restauro finisce qui. Se volete approfondire l’argomento, ci sono molti libri sul tema. In alternativa, su questo blog potrete trovare notizie relative ad alcune fasi del restauro e su alcuni personaggi storici che hanno influenzato questa disciplina.
Redazione, Restauro24